Beni Benius!
Il Natale
nella Marrubiu
di un secolo fa

La classica sagra? Il solito mercatino? Anche no!


Il Natale di un secolo fa

Sa Paschixedda Marrubiesa è una rievocazione storica che vi porterà a vivere i giorni di Natale della Marrubiu di un secolo fa. Gli obiettivi sono molteplici: tutelare le tradizioni, promuovere gli usi e i costumi, valorizzare l’artigianato e le produzioni enogastronomiche tipiche, quindi salvare il centro storico, vero testimone della storia marrubiese. Sappiamo che il giorno di Natale in passato era talmente sentito al punto da esser definito Paschixedda, ovvero piccola Pasqua. Sullo svolgimento del Natale antico marrubiese le notizie non sono tantissime. In questo periodo, che principiava intorno al 13 Dicembre (Sa Notti de Santa Luxia) le giornate si facevano sempre più corte e iniziava a far molto freddo. Nonostante le funzioni religiose quotidiane, concentrate nella chiesa parrocchiale, le giornate continuavano ad essere scandite dal lavoro in campagna, in montagna, negli stagni, nelle botteghe e nelle case. Alla sera, quando tutti i familiari erano rientrati a casa ci si sedeva intorno al focolare e si cenava. Dopo cena si raccontavano delle storie, seduti intorno al focolare domestico "Is contus de forredda". Tra i momenti più importanti della festività vi era sicuramente Sa nott'e xena (la notte della cena), che si svolgeva la notte del 24 secondo rituali e pietanze le cui ricette ci sono state tramandate dalla tradizione.

Sapori

Il profumo del pane appena cotto, la sapienza nei gesti e il passato che guarda al futuro.

Mestieri

Il suono del martello che batte l'incudine, il vento che solleva i trucioli e l'ingegno che si fa forma.

Tradizioni

I colori degli abiti ritrovati, la gioia delle cose semplici e la bellezza che si trasmette nel tempo.

Il progetto

Nel 2021 l'Assessorato alla Cultura del Comune di Marrubiu in collaborazione con un gruppo di artiste e artigiani ha fondato il progetto Paschixedda Marrubiesa allo scopo di rievocare la vita che si svolgeva a Marrubiu e in Sardegna, tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. Così, da allora, con il coinvolgimento della Proloco, delle Associazioni e dei Cittadini a Dicembre, il centro storico di Marrubiu torna indietro di cento anni, riprendendo le forme del paese che fu, con tradizioni, abiti, ricette e mestieri ricostruiti scientificamente. Lo scopo è permettere ai cittadini di riscoprire i panni dei propri avi apprendendone i valori e la storia, nonché acquisendo consapevolezza del proprio patrimonio storico e culturale trasformandolo in un volano per lo sviluppo economico e turistico del paese. Il lavoro di organizzazione scientifica della manifestazione vede oggi un comitato di artisti e artigiani, un'esperta di industria culturale e un esperto di informatica coordinati da un archeologo e da una sarta. Il comitato si impegna tutto l'anno nella ricerca storica, etnografica e nella costruzione di abiti e location, nonché nel coordinamento del lavoro delle Associazioni e dei cittadini aderenti alla manifestazione.
Lo studio, l'aderenza ai costumi e alle usanze, oltre a permettere di tutelare e valorizzare il patrimonio marrubiese, sta consentendo di sviluppare un interessante progetto di turismo sostenibile che si basa su: identità, autenticità, qualità, sostenibilità ambientale ed economica. E ad esser onesti dopo tre anni di lavoro, con le 3000 presenze registrate nel 2023, si può affermare che la risposta da parte del pubblico sia in netta crescita. Inoltre, sta crescendo l'interessamento da parte dei media locali, delle agenzie turistiche e nel 2024 il riconoscimento da parte del CIANS, il Comitato Italiano delle Associazioni Nazionali Storiche, che ha voluto il Comitato Paschixedda Marrubiesa come rappresentante della Regione Sardegna ad Umbria Historica, il più importante raduno di rievocazioni storiche d'Italia.

Beni Benius a Marrubiu

Il paesaggio culturale marrubiese è caratterizzato da una moltitudine di ambienti in cui uomo e natura si incontrano da millenni, che dalle grandi lagune costiere in gran parte bonificate, passa ai grandissimi appezzamenti di terreno coltivati a cereali, ortaggi e vite della piana, fino a raggiungere i bucolici paesaggi del Monte Arci.
Tanta ricchezza e fertilità è testimoniata, oltre che dalla presenza di strategiche realtà produttive del settore agroalimentare, da meravigliosi beni culturali come: le stazioni neolitiche di lavorazione dell’ossidiana, risalenti al Neolitico (8000 anni fa’); i nuraghi Ceddus e S’Omu de S’Orku, tra i più antichi della Sardegna; il sito romano del Praetorium di Is Bangius sede del governatore della provincia di Sardegna e Corsica, un unicum in Europa; il sito medievale e post-medievale di Zuradili che vanta frequentazioni Pisane, Genovesi e Spagnole; la Metropolita Ortodossa prima chiesa di rito Orientale ad esser fondata in Sardegna, fino al sito di archeologia industriale di Sant’Anna.

Scopri la natura vulcanica

L’attore protagonista del patrimonio marrubiese: un antico vulcano ricco di sorgenti e specie faunistiche rare, tripudio della flora mediterranea.
Il monte Arci ha sempre rappresentato una risorsa fondamentale per l’uomo, dall’antichità all’età contemporanea. Famoso per la presenza dell’Ossidiana, la roccia di vetro usata nella Preistoria per la fabbricazione di lame e frecce, di cui rappresentò la più importante fonte di approvvigionamento del Mediterraneo Occidentale, in ogni epoca la montagna fu sfruttata per le sue rocce, gli alberi, i pascoli, la selvaggina e le acque al punto che i marrubiesi hanno sviluppato con essa un profondo legame, il quale, nel bene e nel male, ne ha forgiato l’identità.
Nel 1644 la montagna e le sue ricchezze furono determinanti nella rinascita del villaggio medievale di Zuradili. Ma nel 1658 le caratteristiche del terreno, aspro e inadatto allo sviluppo urbano, sommate alla peste degli anni precedenti causarono la scomparsa del villaggio in favore di uno nuovo, Marrubiu. Quest’ultimo, situato nella fertile pianura, fu realizzato nei pressi dello Stagno di Sassu, ma sempre in vista del monte, che con le sue acque fertilizzava i campi e rendeva pescosa la laguna.


Miti e Leggende

Il rapporto tra la montagna e i marrubiesi riecheggia nelle leggende e nelle tradizioni che hanno plasmato l’identità del paese.
I maestosi boschi montani sono la casa di creature leggendarie che affascinano da sempre i marrubiesi. A questo proposito, come non ricordare i nuraghi definiti S’Omu de S’Orku, le caverne dette Domus de Janas o la vetta denominata Sa Pedra de Luxia Arrabiosa? Questi nomi riportano alla mente le storie che raccontavano i nonni per trasmettere i valori ai giovani: l’Orco, un personaggio mostruoso dalla peluria irta che la notte terrorizzava i passanti, soprattutto bambini, che in tal modo non si avventuravano in luoghi pericolosi; le Janas, bellissime ninfe che uscivano all’alba attraendo i viandanti, i quali però non potevano avvicinarsi perché le fate erano protette dagli sciami di un’altra figura leggendaria, la temibile Musca Macedda, la mosca dalla puntura velenosa che tra l’altro era ritenuta responsabile della peste di Zuradili.
Sa Trebina longa, il torrione vulcanico che con i suoi 812 m domina come un faro il Monte Arci, porta il nome di Perda de Luxia Arrabiosa. La leggenda racconta che Luxia fosse una donna irascibile ed egoista. Un giorno, mentre portava una cesta di pane ai suoi familiari impegnati a far legna nel bosco, incontrò un uomo povero e affamato che le chiese un pò del suo pane. La donna, irritata dalla richiesta, rispose che nella cesta aveva del le pietre e andò via. Così il povero, che in realtà era Dio, la punì per la sua avarizia trasformandola in roccia.